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Solidarietà in tempo di guerra

C'è una storia a Campo Tizzoro. Una bella storia di solidarietà del periodo bellico, quasi dimenticata dalla maggior parte delle persone anche di San Marcello Pistoiese. A tener viva la memoria, tra i pochi autori, c'è David Ulivagnoli, architetto nonchè scrittore che nel 2011 pubblica il libro "Le gallerie di Campo Tizzoro" e nel 2015 il romanzo "Il museo S.M.I di Campo Tizzoro" che verrà presentato il prossimo 19 dicembre, ore 16,30 al Museo SMI di Campo Tizzoro. La serata, organizzata da Avis Comunale Montagna Pistoiese, da Dynamo Camp e dal Museo di Campo Tizzoro ha finalità benefiche nei confronti di tutti e tre gli enti non profit. Ma come ho scritto, dietro la semplicissima locandina, giunta attraverso i canali avisini, si nasconde qualcosa di più della presentazione di un libro. S.M.I è acronimo di Società Metallurgica Italiana, che a cavallo della prima e seconda guerra mondiale, fu una delle industrie belliche del novecento più importanti d'Italia. Nella fabbrica che dava lavoro a migliaia di persone, furono costruiti alcuni rifugi antiaerei, l'unico esempio in Italia di ricoveri ipogei costruiti da un privato per proteggere la collettività. Durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica era finita nelle mani dei tedeschi, ma apparteneva alla famiglia Orlando, una delle dinastie industriali italiane più importanti. Vi mandarono a dirigerla Kurt Kayser. Ben presto, l'attempato ingegnere su rivelò una specie di Shindler - quello raccontato nel film di Spielberg del 1993, Schindler’s list. Nei pochi libri che sono stati scritti - in uno in particolare di Daniele Amicarella, Sulla linea del Fuoco, ed. Mursia- si racconta che Kurt aveva veramente tantopotere, ma lo usò sempre a fini di bene. Per il bene della gente della montagna e anche per i partigiani. Kayser comandava su tutto e tutti. Se qualche giovane era stato trovato con documenti compromettenti dai Nazisti si presentava al comando per chiederne la liberazione. La motivazione era sempre la stessa: esigenze della produzione. Negli anni della guerra la SMI aveva salvato l’intera vallata da lutti e deportazioni. I dipendenti impegnati nella produzione non subirono mai né rastrellamenti né deportazioni. In più, a Campo Tizzoro, c’era Kurt Kayser. Nella lapide che lo ricorda si legge questa sua frase: «Durante a seconda guerra mondiale ho lavorato come ingegnere a Campo Tizzoro, il mio comportamento fu quello che dovrebbe avere ogni persona per bene: aiutare gli altri quando ne hanno bisogno». Kurt Kayser dopo la guerra si ritrovò a vivere a Magdeburgo. Nel 1982 riuscì ad avere il visto per venire in Italia a trovare i vecchi amici di Campo Tizzoro. Ma una volta davanti alla fabbrica gli fu impedito di entrare, perchè veniva dalla Germania dell'Est, paese del blocco comunista in piena guerra fredda e a Campo Tizzoro si producebano ancora armi. L'attività della fabbrica cessò, poi, nel 2006. Ora, al suo posto c'è un museo per tenere viva la memoria. (VB)


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