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La Notizia  :

La storia del donatore australiano che ha salvato tanti bambini

Qualche settimana fa tutte le maggiori testate giornalistiche riportavano, chi con più dettagli chi con meno, la storia di James Harrison.

L'ottantunenne australiano, grazie a un anticorpo rarissimo ha aiutato moltissimi bambini donando il suo sangue. In Australia è un eroe nazionale ed ora per raggiunti limiti di età (81 !) va in pensione.

Su Corriere.it leggiamo: Lo chiamano l’uomo dal braccio d’oro. Ed è proprio così perché James Harrison , australiano, per oltre 60 anni, quasi ogni settimana, ha donato il suo rarissimo sangue ed ha salvato la vita a 2,4 milioni di neonati secondo i dati diffusi dall’Australian Blood Service. Il suo prezioso sangue infatti possiede anticorpi che bloccano l’antigene Rh che può provocare danni cerebrali o la morte dei feti. Harrison, che oggi ha 81 anni e in Australia è considerato un eroe nazionale, ha fatto venerdì la sua ultima donazione, dopo aver raggiunto il limite di età previsto per legge.

La sua lunga carriera da donatore inizia a 14 anni quando è stato sottoposto a un delicato intervento a un polmone. Al suo risveglio ha saputo di essere stato salvato grazie a 13 litri di sangue donati da persone ignote. A quel punto ha voluto diventare egli stesso un donatore.

I Medici e ricercatori australiani nel 1967 hanno scoperto che il suo sangue conteneva un rarissimo anticorpo, capace di prevenire la cosiddetta malattia Rh, a causa della quale se una donna ha Rh negativo come gruppo sanguigno e il bimbo che porta in grembo ha invece Rh positivo, il sistema immunitario materno attacca le cellule del feto, portando nei casi peggiori ad un aborto. Harrison nel suo sangue ha un anticorpo insolito che ha permesso ai medici di sviluppare un’iniezione denominata anti-D e in questo modo i medici sono riusciti ad evitare che l’Rh-negativo delle madri sviluppasse anticorpi RhD che rischiavano appunto di danneggiare gravemente la salute del neonato. A quei tempi si trattava di una scoperta rivoluzionaria.

La storia ci è piaciuta molto, come ci piacciono tutte le testimonianze di dono e altruismo. Ci piace raccontarle, ma anche comprenderle. Ed è così che abbiamo chiesto chiarimenti per capire meglio al direttore scientifico di Avis Toscana, Adriana Tognaccini.

"Quello che ha di particolare questo signore australiano è un anticorpo Anti D nel plasma. Probabilmente tra quei 13 litri di sangue con cui è stato trasfuso da ragazzo, alcune sacche erano Rh Positive e lui si è immunizzato nei confronti dell'antigene D (che è l'antigene più importante dell'Rh) e verosimilmente ha mantenuto un titolo (ossia una quantità) alto dell'anticorpo per tutta la vita.

Le Immunoglobuline Anti D che vengono date alle mamme Rh negative, con partner e figli Rh positivi, per prevenire l'immunizzazione anti Rh (e quindi la malattia emolitica del neonato, per questo nell'articolo si parla di tanti bambini salvati) vengono prodotte da plasma di donatori immunizzati come lui.


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